Ottaviano: via Trappitella deve continuare a chiamarsi via Trappitella?

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L’importanza dello studio della toponomastica. Bisogna conservare gli antichi nomi dei luoghi che fanno parte dell’identità civica. Ma lo permetteranno le Amministrazioni moderne? La lezione di fisica e metafisica di un consigliere comunale ottajanese.

Non c’è storico “locale” – e per “luogo” intendo sia la grande città che il minuscolo Comune – che non sia obbligato a studiare la toponomastica., perchè i nomi dei luoghi raccontano la storia di un luogo da molti punti di vista. “Parlano i nomi cancellati e sostituiti, parlano i nomi recenti, parlano i nomi mai dati: anzi sono i più concreti, perchè i discorsi dell’assenza sono sempre molto chiari”.

Lo scrissi qualche anno fa nel saggio sulla toponomastica di Ottaviano pubblicato dal Club ottavianese del Rotary. Credo che i nomi dei quartieri e delle strade contribuiscano a definire l’identità di una comunità, ad alimentare ricordi, a sollecitare l’attenzione e la curiosità, ad accendere il dibattito sul “chi eravamo e chi siamo”. La Commissione per la Toponomastica che, sindaco Michele Saviano, diede i nomi alle strade di Ottaviano non ancora battezzate, intitolò Cupa Carmine ad Andrea Galliano, e ci sembrò che fosse un “onore” troppo modesto per un industriale che, tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, aveva dato un contributo decisivo a ” fondare quella tradizione dello stile e del gusto ottajanese, che per la nostra città è stata una rendita lunga e cospicua”.

Quando qualcuno si è domandato chi fosse questo Andrea Galliano, e ha cercato, e trovato, la risposta, la domanda e la ricerca hanno provato che la Commissione per la Toponomastica aveva fatto un buon lavoro.
Ricordo che gli abitanti di una strada di San Gennarello scrissero alla Commissione una lettera per chiedere con forza che il nome della loro strada non venisse modificato, per nessuna ragione: non avremmo potuto, perchè il nostro mandato era “stretto”: dare solo il nome alle strade non battezzate, non toccare i nomi “storici”, rimandare ad altra data la discussione su quali “luoghi” intitolare ai Medici. Non ricordo quale fosse la strada il cui nome veniva così generosamente difeso dagli abitanti: forse la ricorda il preside prof. Alfonso Cepparulo.

Forse era una di quelle strade- rione del territorio ottajanese che vennero battezzate già nell’Ottocento con il nome dei gruppi famigliari che vi abitavano: Iervolini, Barra, Franzesi, Giugliani, Viti, Uliani, Prischi, Pozini. I Barra furono a lungo amministratori dei beni della famiglia Medici e “Pozini” era il soprannome della famiglia di Basilio Di Prisco, che si era divisa in due rami, il ramo di San Gennarello, che in via Pozini possedeva una vasta masseria, e il ramo di San Giuseppe. Basilio Di Prisco fu un importante imprenditore, e un autorevole rappresentante del ceto che governò Ottajano nella prima metà dell’Ottocento: fu sindaco due volte, nel 1826 e nel 1838, e l’una e l’altra volta si dimostrò saggio ed esperto amministratore.

Credo che i nomi antichi dei luoghi meritino di essere conservati e tutelati, soprattutto in un momento storico in cui l’identità civica di molte comunità minaccia di sgretolarsi. Non mi stancherò mai di proporre come esempio la cura che tutti gli storici sommesi hanno dedicato e dedicano allo studio ragionato e alla tutela della toponomastica cittadina. Dovrebbero riflettere su questo modello culturale quegli amministratori che, spinti dalla pur legittima smania di voltar pagina, di rinnovare, di ammodernare, assumono un atteggiamento diciamo così, “futurista”: pare, talvolta, che vogliano cancellare il passato, le tradizioni, le “cartoline”, e perfino i nomi dei luoghi. Ma poi viene Natale, e molti di questi “marinettiani” si commuovono, diventano teneri e organizzano i mercatini, con tutto l’armamentario di zampogne, struffoli e mostaccioli..

Qual è la situazione di Ottaviano? L’Amministrazione Capasso ha cambiato il nome di Piazza Mercato, nome che aveva una certa età, in piazza Giovanni Paolo II. Gli Ottajanesi continuano a chiamarla piazza Mercato, anche se non vi si tiene più il mercato. Credo che all’interno dell’ Amministrazione e della maggioranza ci siano vigorose spinte verso l’innovazione, anche radicale: spinte sollecitate da interessi culturali che si orientano verso la matematica e la fisica, piuttosto che verso le discipline, diciamo così, umanistiche, ormai sterili. Del resto, dicono gli atti che alcuni dei consiglieri vivono più in aeroporto e in aereo che a casa, e mentre scrivo, ho sotto gli occhi il testo di Wikipedia sul fisico Mikio Kaku, che un consigliere ha citato in una risposta a un commento che avevo imprudentemente piazzato sotto un comunicato stampa: un commento condito da una sciocca battuta sulla logicità del caso. Bene ha fatto il consigliere a impartirmi questa sonora lezione:

“Sulla teoria del “caso” Le dico di più: il problema non è solo filosofico ma soprattutto fisico. Michio Kaku, uno degli scienziati della fisica più importanti al mondo, sostiene con le sue teorie che ci troviamo in un mondo fatto di regole create da una intelligenza, nulla è affidato al caso. Siamo in un piano governato da regole create e non determinate dalle possibilità universali“. Io ho confessato la mia ignoranza, ma, come certi giocatori, ho tentato il fallo di frustrazione: “Signor consigliere, con il fisico Michio Kaku mi ha preso in contropiede. Fino ad ieri pensavo che fosse il magazziniere che metteva in ordine le stringhe nelle scarpette di Antognoni. Provvederò ad arricchire le mie conoscenze. In ogni caso, se questo Michio dice le cose che lei riferisce, beh, non dice nulla che non sia stato detto già dalla cuoca di Talete. Qualche secolo fa“.

Che c’entra questa storia con l’articolo? C’entra. Un’amministrazione così intensamente rivolta al futuro, così “scientifica”, così sensibile all’innovazione, come si comporterà con gli antichi nomi dei luoghi? Può questa Amministrazione permettere, per esempio, che via Trappitella continui a chiamarsi Trappitella? Che è un nome arrognato, arrappato, ridicolo. Se nulla è affidato al caso e tutto viene disposto da una Intelligenza, può questa Intelligenza consentire che una via di Ottaviano si chiami ancora Pentelete?

(Foto: Manifesto della “Galliano” (primi anni sec. XX).

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