Ultima tappa di “Girando intorno al Vesuvio”

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Nell’ultimo fine settimana, con la loro visita alla Paranza delle Gavete a Somma e con il Gran Trekking del Periplo del Vesuvio, i “Cittadini per il Parco” chiudono il loro mese di iniziative volte a mostrare il lato migliore del Vulcano.

Sabato scorso una delegazione di Cittadini per il Parco, più un gruppo di fedeli escursionisti ha fatto tappa a Somma Vesuviana, presso le antiche sorgenti delle Gavete. La passeggiata è stata di quelle tranquille, il dislivello non era infatti proibitivo, così come la lunghezza del percorso, garantendo in tal modo ai partecipanti un aria scanzonata e familiare. L’arsura della controra è stata poi smorzata dalla rigogliosa vegetazione del luogo e dal fresco Catalanesca, gentilmente offerto dagli amici paranzari, che sopperiscono alla scarsezza d’acqua delle sorgenti col pregiato nettare che la campagna sommese offre ancora. La compagnia è stata allegra, s’è discorso di albicocche, di vino, dei tiempe belle ‘e ‘na vota e di quello che si potrebbe fare e non s’è riusciti a farlo ancora; un incontro da riproporre nel tempo per rinforzare il rapporto virtuoso tra vesuviani.

Domenica s’è invece tenuto il Gran trekking del Vesuvio, il periplo completo del Somma/Vesuvio, un omaggio al nostro Vulcano, sulla bocca di tutti ma tanto vituperato e, tutto sommato, ancora poco conosciuto. Il gruppo era davvero esiguo, quattro persone, ma l’impresa non era da tutti. Ventiquattro chilometri per più di otto ore di cammino, una fitta boscaglia, frane e a tratti, sole cocente, ma che soddisfazione! Qualcosa da raccontare e da ricordare nella monotonia delle venture giornate balneari. I partecipanti, rappresentativa di CpP e del CAI di Piedimonte Matese, hanno percorso la base larga del complesso vulcanico partendo verso le nove dalla località di Casa Barone, tra Massa di Somma e San Sebastiano, per poi raggiungere il sentiero n°3 del Parco Nazionale e attraversando, seguendo la sentieristica ufficiale, quasi tutti i comuni del Parco (solo Boscoreale non è stato toccato dall’itinerario).

Il tragitto, superato un iniziale dislivello di 350 m. si è poi mantenuto, con un andamento più o meno costante, intorno ai 700 mslm, seguendo la curva di livello cartografica fino a Somma Vesuviana. Raggiunta la famigerata traversa (stavolta meno sporca del solito!) verso mezzogiorno, il gruppetto ha fatto sosta per mangiucchiare qualcosa sotto le baracche, per poi ripartire subito, prendendo a est l’angusto e disastrato stradello che mette in comunicazione il sentiero n°3 col n°2, in direzione Ottaviano. Il percorso è costellato di frane ma la ricca vegetazione, la presenza di orchidee e del giglio di San Giovanni, a ricordarci la festa e il solstizio d’estate, hanno allietano il faticoso cammino.

Una breve sosta nello slargo dedicato ad Angelo Prisco, celebra con un saluto il ricordo del giovane finanziere ucciso da chi non sa vivere senza la scorciatoia del sopruso e della violenza. Poi si riparte, alla volta della Valle dell’Inferno, che mai più celestiale non fu, per il trionfo dell’arborescente ginestra dell’Etna e di tutte le altre odorose essenze, presenti in rigogliose quinte ad accogliere gli estasiati camminanti. Un cacciuttiello si affianca ai quattro, è assetato, gli si offre dell’acqua e li seguirà per il resto del percorso.
Verso le cinque del pomeriggio si giunge a alla mitica Strada Matrone (sentiero n°4 del PNV), l’apice della camminata, a 850 mslm. e a metà percorso. Restano altri 12 Km per raggiungere il tratto finale dell’itinerario, il sentiero n°8, quello che porterà il manipolo di escursionisti verso San Sebastiano, dove hanno lasciato le loro auto; prima però dovranno percorrere la Matrone fino al suo incrocio con la riserva del Tirone-Alto Vesuvio e percorrere quest’ultima.

Entrati nella pineta del Tirone, con passo rispettoso per declamata integralità del luogo, ci si renderà ben presto conto che il luogo è tutt’altro che integro e, dalle tracce lasciate da chi li aveva preceduti, lo si desume assai frequentato da auto, bici e cavalli. Il tratto, pur se in buona parte pianeggiante, risulta, per l’ormai incombente fatica, più duro del previsto ma, dopo una breve sosta rifocillante, supportata da vino e biscotti, si riparte e ben presto, seguendo in parallelo il tragitto dell’antico trenino elettrico, quello che conduceva alla stazione inferiore della Funiculare, si guadagnerà la provinciale del Vesuvio, all’altezza di un ristorante e delle cosiddette Case Matrone, dal nome di Antonio Matrone, uno dei due fratelli imprenditori che donarono, agli inizi del XX secolo, il loro nome e il loro impegno al allora pionieristica viabilità vesuviana.

Usciti indenni dal fastidioso incontro con i cani del vicino ristorante, perdiamo purtroppo il nostro amico a quattro zampe che fugge via intimorito dai suoi canidi compagni. Rapidamente si raggiunge, in discesa, Contrada Osservatorio, là dove troveranno l’imboccatura del sentiero otto, il cosiddetto “Trenino a cremagliera”, dove appunto saliva il già menzionato trenino, spinto da una motrice a pignone fino alla vicina stazione dell’ormai decaduto Hotel Eremo. Seguendo il suo scosceso e assai sdrucciolevole percorso, giungeranno infine a San Sebastiano, in Via Panoramica Fellapane, ai confini con Massa e dove stanchi ma soddisfatti affronteranno gli sguardi incuriositi di coppiette e satolli gitanti domenicali, confusi in quella strana e peculiarmente nostrana commistione erotico/culinaria delle aree a monte delle nostre dimore.