A Lauro l’evento “Lumina in castro” rilegge, nel segno della festa, la magia dei luoghi e il fascino della storia.

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Al centro della manifestazione di quest’anno le scene dell’ “Amor cortese”, interpretate dai ragazzi della “Pro Lauro”, e lo spettacolo “ l’Armata di San Sebastiano”, che si svolgeva a Lauro già nella prima metà del Settecento. I soci della Pro Lauro, il presidente Pasquale Colucci, le istituzioni e i cittadini tutelano con progetti culturali di alto profilo l’amore per le radici. Il 2 settembre ci sarà il tradizionale spettacolo dell’”incendio” del Castello Lancellotti.

 

Da venerdì 25 agosto a domenica 27 si è tenuta a Lauro, nella splendida scena del Castello Lancellotti, la XII edizione di “Lumina in castro”, organizzata dalla “Pro Lauro”. Il progetto di base mira a rinnovare, nel segno della festa, fatti e tradizioni della storia della città e del territorio: e non a caso protagonista assoluto dell’evento è il Castello Lancellotti, vivo, nobile e solenne testimone di una meravigliosa trama di vicende in cui si annodano le passioni e i sentimenti dei singoli e i valori della comunità. I momenti più significativi dell’edizione di quest’anno sono stati la “rievocazione” “L’Amor Cortese” e lo spettacolo in costume che va sotto il nome di “Armata di San Sebastiano”, in onore del santo che è patrono di Lauro. I giovani della “Pro Lauro”, guidati da Giulio Manfredi, direttore artistico di “Lumina in Castro”, e nello specifico regista e sceneggiatore della recita, hanno interpretato, raccontando e recitando, la vicenda del principe Filippo Massimo Lancellotti e di sua moglie, principessa Elena Aldobrandini, che nell’agosto del 1872 decidono di festeggiare, nel Castello e in stile medioevale, la promessa di matrimonio dei loro favoriti, il marchese Riccardo De Marinis e la marchesa Angelica Tasso: “un amor cortese d’altri tempi, poiché la loro unione è frutto di accordi tra le loro famiglie, per interessi politici e economici.”. E infatti la “rievocazione” prevede la fuga di Angelica, vanamente inseguita e invocata da Riccardo, “con le mani nei capelli”. La “rievocazione” è stata strutturata in modo tale da diventare, per gli spettatori, una visita guidata attraverso la storia in costume, e attraverso alcuni luoghi del Castello, la scuderia, la peschiera, la sala da pranzo: il tutto visto e descritto dai bravissimi attori che interpretavano il ruolo di un monaco, di due sguattere, e della “guardarobiera” che il 30 aprile del 1799, quando i Francesi incendiarono il Castello, “ebbe il coraggio, solo lei, di inveire contro quei maledetti e, per questo, fu ferita, derisa, gettata alle fiamme assieme al mobilio…Sento ancora addosso il dolore atroce delle carni che ardevano, del fuoco che mi bruciava dentro e poi, d’improvviso, il buio..il buio..” Gli attori hanno mostrato ai visitatori anche la ricchissima biblioteca del Castello, che merita un discorso a parte.

Lo spettacolo in costume “L’Armata di San Sebastiano” ricorda la manifestazione che si teneva a Lauro nella prima metà del sec.XVIII, e di cui il prof. Pasquale Moschiano ha trovato notizia nelle memorie del Bonavita. Il tema è un “momento” delle Crociate, della riconquista cristiana dei luoghi santi. Racconta il Moschiano che nelle edizioni del ‘700 partecipavano all’ “Armata” tutte le comunità del Vallo: i cittadini di Pago interpretavano il ruolo dei mori, e quelli di Taurano facevano i turchi. Si sparava e si duellava con armi vere, e, scrive il Bonavita, citato dal prof. Moschiano, “era tale la semplicità dei costumi di quel tempo che tra tante persone armate non succedeva alcuno sconcio”, sebbene gli attori potessero bere a piacimento il vino offerto con generosità dagli organizzatori. Ma a poco a poco le cose cambiarono: le tensioni sociali non garantirono più la solidità dell’ordine pubblico, e nel 1755 la manifestazione venne soppressa. Ma non si è spenta – l’edizione di quest’anno ne ha dato una splendida dimostrazione – la memoria di uno stile particolarissimo, capace di coniugare festa, folklore, l’ironica teatralità dei costumi , il culto delle tradizioni e quell’amore per le “radici” che tutti i cittadini di Lauro condividono orgogliosamente e che i soci della “Pro Lauro” e il presidente Pasquale Colucci mirano a tutelare e a rendere sempre più consapevole e intenso con progetti di alto profilo culturale. E garanzia di continuità è la passione dei giovani della “Pro Lauro” che nelle tre sere hanno ripetuto le scene dell’ “Amor Cortese” decine di volte, ogni volta applauditi dagli spettatori venuti in gran numero da Napoli, da Avellino e da Caserta. Di notevole livello anche la gastronomia, curata dall’ “I.p.s.s.e.o.a.”di Marzano di Nola.

“Lumina in castro” si concluderà il 2 settembre con il tradizionale “incendio” del Castello.