Il dado è tratto! E a San Sebastiano s’inscena l’ultimo atto dell’amministrazione comunale. Alle 15.00 circa di ieri, l’intera maggioranza rassegna le dimissioni per permettere al sindaco Capasso di partecipare alle prossime Regionali.
Anni fa, mentre si discuteva con un assessore del comune di Ercolano sulla questione del sito di stoccaggio dell’Ammendola & Formisano, questi giustificò la scelta di collocare il “tal quale” ercolanese in area parco perché non poteva esser lasciato per strada. La posizione rimase la stessa anche allorquando gli si fece notare che stavano agendo allo stesso modo e con le stesse motivazioni di quel Berlusconi che contemporaneamente stavano contestando per il riempimento di cava SARI a Terzigno.
Qual era allora la differenza tra loro e la tanto criticata destra governativa? Dov’erano i tanto conclamati valori della sinistra? Dov’era il fine pratico nell’esserlo? Per quell’assessore la differenza c’era ed era solo colpa mia il non vederla. Sarà stato quindi un mio limite intellettivo o intellettuale ma, allora come oggi, la differenza tra destra e sinistra, in questo paese non la vedo, anzi riscontro un globale appiattimento col fine unico di gestire il potere.
Un po’ dappertutto lungo lo stivale, se non di più in Campania, accade che il divario etico tra destra e sinistra si sia notevolmente ridotto offrendoci cacicchi locali come l’impresentabile De Luca, un personaggio che fa rabbrividire anche chi come me non ha mai amato Caldoro, e che, nonostante condanne e carichi pendenti, sarà molto probabilmente il prossimo governatore della Campania.
Ma anche qui da noi a San Sebastiano non ci facciamo mancare l’esclusiva di un sindaco del PD che non brilla certo per linearità e coerenza e che esalta la più machiavellica delle arti ma a proprio tornaconto. Dal canto suo, il Partito Democratico locale, a parte qualche mugugno, non fa nulla e sta a guardare uno spettacolo che, tutto sommato, se non avalla, neanche osteggia; il perché questo avvenga non è dato saperlo ma se si fa di necessità virtù, una ragione pur ci sarà e ai posteri l’ardua sentenza!
La scusante sarà sempre la stessa, e sarà quella del poter meglio fare per il paese dall’alto di uno scranno regionale, ma quanto bene avrà fatto al paese la travagliata trafila dell’ex primo cittadino per arrivare finalmente all’agognata candidatura? Quanto lustro avrà dato a San Sebastiano al Vesuvio l’ormai famigerata ricerca di decadenza di Pino Capasso? Prima la tarantella del consorzio cimiteriale, poi la farsa della multa ed ora le dimissioni del sindaco con conseguente scioglimento del consiglio comunale; il tutto esposto al ludibrio nazionale. Quante cose si sarebbero potute fare in un anno di mandato e quante non se ne faranno in uno con mandato prefettizio?
Probabilmente nulla cambierà, la gente preferirà il pluridecennale status quo di un paese di destra che vota da sempre un sindaco di sinistra o sedicente tale. Nulla cambierà tra i consiglieri e gli assessori che accetteranno supinamente l’ennesimo diktat di Capasso, in virtù di una non meglio specificata real politik e una non ben chiara morale. Tanto, finché ‘a mangiatoia è vascia nessuno si lamenterà mai e nessuno vedrà l’anomalia in cui è precipitato un paese dalla labile memoria e dalla pancia piena. Nulla ha scombussolato il soporifero andazzo locale, neanche le anticipazioni della stampa che hanno di volta, in volta previsto gli sviluppi della capasseide e ne ha criticato le singolari quanto opportunistiche modalità.
Sta di fatto che anche stavolta il sotterfugio c’è stato, e chissà se questo sia quello definitivo e non ci si presentino altre sorprese come ad esempio un rigurgito d’orgoglio da parte del Partito Democratico (ma con De Luca candidato cosa vuoi sperare!) e vedere Pino Capasso relegato all’inutile poltrona del Parco Nazionale del Vesuvio o qualcosa di simile, basta che ci si possa comodamente sedere. O l’astuto stratega caccerà fuori dal cilindro qualche altra sorpresa?
Nell’ameno paesello quasi tutti sono stati capaci di fare i salti mortali con la propria coscienza e accettare, così come hanno fatto consiglieri e assessori mentre mestamente salivano via Piromallo lunedì sera, il volere unico di un uomo solo al comando, l’uomo forte di Cozzolino che come De Luca avvicina i due poli contrapposti in quel paese solo ombra di se stesso, governato da una maggioranza capace di muoversi soltanto quando si è presentata l’opportunità di celebrare se stessa. In somma, una metafora nazionale!