Dom Hélder Càmara

0
2171

Aperta la fase di beatificazione dell’arcivescovo brasiliano.

Per “Dom da Paz”, come è oggi chiamato l’arcivescovo brasiliano Hélder Pessoa Câmara, si apre ufficialmente adesso la fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione nella diocesi del Nord-Est del Brasile dove il “vescovo delle favelas” morì nel 1999. Il popolo di Dio desidera molto che dom Hélder sia proclamato beato dalla Chiesa. Personalmente ho una devozione particolare per lui. E’ stato (ed è ancora) uno dei miei punti di riferimento pastorale. Ricordo anche di averlo incontrato ad Aversa, negli anni ottanta, quando lui girava per il mondo per testimoniare il suo amore per i poveri.

La canonizzazione è lo scorso anno con il sostegno dell’intero episcopato brasiliano. Nella richiesta avanzata dalla diocesi si ricordava ampiamente «il lavoro pastorale dell’amato “vescovo dei poveri” dom Hélder Câmara», della sua instancabile attività in favore della dignità umana, della giustizia sociale, della pace, del riscatto dei poveri e diritti degli emarginati «nelle leghe comunitarie contro la fame e la miseria» che gli costò l’ostracismo del governanti e l’appellativo di “obispo vermelho”, vescovo rosso.  Dom Helder Câmara aveva partecipato attivamente al Concilio Vaticano II, offrendo notevoli contributi assieme ad altri vescovi provenienti dai Paesi del Sud del mondo. Fu lui a fondare, nel 1950, la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB) e collaborò alla nascita del CELAM, a Rio de Janeiro, nel luglio del 1955. Nel 1964 – anno del golpe che instaura il regime militare in Brasile – Câmara era stato nominato da Paolo VI arcivescovo di Recife, capitale del Pernambuco, nel Nord-Est, la regione più povera del Paese, detta il “quadrilatero della fame”. Il giorno dell’ingresso ufficiale, l’arcivescovo non volle essere accolto dentro la cattedrale, ma sulla piazza, in mezzo alla gente.

Negli anni successivi l’impegno di dom Hélder a servizio dei più deboli continuerà senza sosta, con prese di posizione scomode e coraggiose che lo renderanno famoso in tutto il mondo. Famosissima una sua frase: “Quando io do da mangiare a un povero, tutti mi dicono bravo. Ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista e sovversivo”. Moriva il 28 agosto del 1999 a novant’anni. È stato per tutta la vita il fratello dei poveri, espressione della tenerezza di Dio, profeta di una Chiesa povera per i poveri. In una delle sue più note lettere aveva scritto: “Non basta che i poveri ti conoscano e ti chiamino per nome: è importante che tu li conosca e ne sappia la storia e ne sappia il nome. E’ stato una grande pastore. Oggi, di testimoni veri, ce n’è davvero bisogno.