Dramma della gelosia: quella telefonata dal numero di Rosaria poco prima degli spari

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Il luogo e i momenti della sparatoria di ieri
Il luogo e i momenti della sparatoria di ieri

A Casalnuovo le testimonianze di chi conosceva i protagonisti della vicenda al Centro Direzionale.

 

“Ho ricevuto una chiamata su Whatsapp dal numero di Rosaria Montariello, alle 12 e 30. Ma appena ho risposto ho sentito solo confusione dall’altra parte. Poi hanno messo a posto”. Casalnuovo, via Arcora 36, una palazzina dignitosa, l’intonaco giallo, accanto a una chiesetta, affacciata su un piccolo spartitraffico appena ristrutturato. A parlare è Assunta Guarino, proprietaria dell’abitazione al pianterreno in cui hanno abitato in affitto, fino a un anno fa, insieme alle due figlie, che ora hanno 12 e 10 anni, i coniugi Giuseppe Antonucci, fabbro di 54 anni, e Rosaria Montariello, 40 anni, casalinga disoccupata che si arrangiava a fare lavori del tipo confezionare bomboniere in casa o realizzare commissioni di piccola sartoria. Ieri però per poco non c’è scappata l’ennesima tragedia della gelosia. Poco dopo l’una e mezza del pomeriggio Giuseppe ha sparato con la sua pistola alla moglie e al nuovo compagno di lei, Antonio Fevola, coetaneo della donna. L’episodio nel Centro Direzionale di Napoli, a pochi passi dal tribunale, dove si stanno effettuando le procedure giudiziarie per il divorzio degli ormai ex coniugi.  E’ stato un gesto folle che per un soffio non ha provocato una strage. I proiettili hanno sfiorato la testa di Rosaria e colpito all’addome Antonio. Entrambi feriti, i due amanti sono stati comunque dichiarati fuori pericolo dai medici dell’ospedale in cui sono ricoverati. Se la caveranno. Antonucci adesso è ovviamente in carcere. Ma il fatto che più sbalordisce è paradossalmente un altro. Si perché Giuseppe Antonucci è un recidivo. E che recidivo:  nel 1991 uccide la prima moglie, con un colpo di pistola alla testa, la ventiduenne Loredana Esposito, dalla quale cinque anni prima dell’assassinio ha avuto una figlia. E non è finita. Durante la stessa azione sanguinaria Antonucci tenta di uccidere anche il fratello di Loredana, Salvatore, che riesce a sfangarla nonostante i tre proiettili conficcati nello stomaco. Tenta pure di ammazzare la suocera, Carmela Di Caio, che spara alla schiena per poi infliggerle una coltellata in un fianco. Movente: Loredana aveva lasciato il marito e stava vivendo a casa della madre. Quindi Giuseppe consuma la sua furia al rione Luzzatti, proprio a pochi passi da dove ieri il fabbro colpisce di nuovo, sul lato del Centro Direzionale che dà verso il popolare rione della zona orientale di Napoli. Per il fatto del 1991 il tribunale condanna Antonucci a 20 anni di reclusione. Ma è solo una sentenza illusoria. Per effetto della solita “premialità” carceraria, del mancato riconoscimento della premeditazione a fronte di un non ancora chiarito riconoscimento   da parte dei giudici della semi infermità mentale Giuseppe Antonucci esce dal carcere molto presto. Nel 2003, a 40 anni, conosce quindi Rosaria Montariello, che ha 26 anni, cioè 14 anni meno di lui. I due si sposano nel 2004, quando hanno la prima figlia (la seconda per lui). Gli sposini vanno a vivere ad Acerra. Poi, nel 2010, si spostano a Casalnuovo, dove vivono i genitori di lei. Prendono in affitto un appartamento in via Arcora 36, al pianterreno. Sembrano anni apparentemente tranquilli. Fino a un anno fa però. Iniziano i problemi seri. “Se ne sono andati da qui nel marzo del 2016 – racconta la proprietaria dell’alloggio di via Arcora, la signora Guarino – lui mi disse che non aveva più la forza economica per pagare e che se ne sarebbe andato a vivere con la moglie e le bambine dalla suocera. Ma non era vero. In effetti si trasferirono in un altro appartamento, al centro di Casalnuovo”. Poi però, a settembre dello scorso anno, Antonucci va a trovare la signora Guarino, che sta cercando dei libri per il figlio, nel frattempo iscritto alla stessa scuola media in cui da un anno già si trova la figlia di Giuseppe. “In quella occasione Antonucci mi ha parlato della moglie insultandola: “mi ha lasciato, se n’è andata”, mi disse. Lui è un tipo nervoso – aggiunge la proprietaria della casa – quell’estate requisì il cellulare di lei. Andarono anche dai carabinieri di Casalnuovo a causa di una lite tra loro. Poi alla mezza di oggi (ieri ndr) mi è giunta una telefonata da uno dei due numeri di telefono della signora Rosaria Montariello. Ecco vedete (la donna mostra lo schermo di Whatsapp per provare ciò che sta dicendo, ndr) ma non so se fosse lei a telefonare o Antonucci perché dall’altra parte sentivo solo confusione. Non capisco perché proprio io sia stata chiamata. Forse è partita la telefonata per un errore. Non lo so”. Il mistero resta. Su come però la signora Montariello abbia conosciuto Antonio Fevola si parla di un approccio via Facebook, di un invito a “prendere un caffè insieme”. Quel che è certo è che durante l’inizio del burrascoso rapporto tra i due amanti Antonucci porta moglie e figlie in un’altra abitazione, presa sempre in affitto ed ubicata sempre al pianterreno, stavolta però nel pieno centro di Casalnuovo, al corso Umberto 464. “Antonucci non abita più qui da tre mesi – dice il nuovo inquilino dell’alloggio – ho comprato da lui tutti i mobili della casa e me sono venuto con la mia famiglia. Lui intanto già se n’era andato. Chi è lui ? Una persona molto corretta, almeno con me. Prima di lasciarmi le chiavi dell’alloggio mi ha detto che dovevo solo consegnarli i giocattoli delle figlie ma che i vestiti della moglie potevo anche buttarli”. A quel punto le figliolette di Antonucci e della Montariello vanno a vivere dai nonni materni, in via Casa dell’Acqua. La signora va a vivere con il nuovo compagno. Di Giuseppe Antonucci, però, quasi si perdono le tracce. “Lui si faceva vedere qui: andava a prendere le figlie a scuola e le riportava dai nonni”, riferiscono sul posto alcuni abitanti del complesso edilizio di Tavernanova. Quindi il patatacrac: la sparatoria al centro direzionale e il ferimento dei due amanti. Ieri la vicesindaco di Casalnuovo, Nicoletta Romano, ha diffuso un comunicato: “Condanniamo in modo netto e inequivocabile quanto avvenuto. Il nostro centro anti violenza, che tratta anche casi di violenza alle donne come questo, sta lavorando in modo sempre più proficuo. Purtroppo però il caso di questa famiglia non era stato segnalato”.

Giuseppe Antonucci
Giuseppe Antonucci
Rosaria Montariello
Rosaria Montariello
Antonio Fevola
Antonio Fevola