Grecia: una voce fuori dal coro, contro la Troika

0
1491

Dal 1953 ad oggi. Oggi si scrive un pezzo di storia.

È una storia che comincia da lontano e che oggi sembra essere arrivata ad un punto di non ritorno.

Capire veramente cosa sta succedendo, e prendere una posizione, non è cosa semplice. Le notizie, i commenti, le opinioni politiche non sono del tutto sgombre da faziosità e superficialità.

Proveremo a ricostruire la situazione attuale della Grecia e a capire come si è giunti sin qui.

Sono quattro gli eventi che hanno giocato (e giocheranno) un ruolo fondamentale nella storia della Grecia (e dell’Eurozona).

1953 – London Debt Agreement.

Il 24 agosto fu ratificato un trattato di parziale cancellazione del debito tra la Repubblica Federale di Germania da una parte e 22 Paesi dall’altra.

Tra questi 22, già allora, la Grecia era una voce solitaria.

L’abilità tedesca fu quella di tenere unito il debito e le riparazioni di guerra. Di fatti, con il trattato la Germania s’impegnava a pagare immediatamente il debito accumulato fino al 1933, ad un tasso di interesse straordinariamente favorevole, e a riparare i danni dell’epoca nazista e della guerra. Questi ultimi però furono messi in correlazione con la riunificazione tedesca che, una volta avvenuta (nel 1990), portò al sostanziale cancellamento del debito di guerra. Gli Stati Uniti davano la priorità alla ricostruzione di una solida economia tedesca, orientata all’export e destinata a diventare motore dello sviluppo europeo. La Grecia, da sola in questa battaglia, si opponeva alle condizioni del trattato. A prevalere fu la prima influenza, e la Grecia fu costretta ad abbassare la voce.

1999 – Creazione della moneta unica europea.

Prima di questa data la Grecia era considerato uno Stato governato in maniera inefficiente, con problemi strutturali e di corruzione. La rischiosità percepita si traduceva in tassi di interesse sui titoli di Stato a 10 anni di quasi il 25%, più di 10 punti base in più al resto dei Paesi europei. Dopo l’ingresso nell’Eurozona i mercati si convinsero che la Grecia non fosse più così rischiosa, e i tassi di interesse sui bond si allinearono alla media europea.

2007 – Collasso di Lehman Brothers.

La Grande Crisi ebbe inizio e le garanzie sul salvataggio di Atene non erano più così scontate, tanto da non considerarla più solvente.

Il rapporto debito/Pil ha raggiunto i massimi storici (175,5%). Il tasso di disoccupazione ha superato i livelli degli Usa durante la Grande Depressione. La fiducia nulla nel sistema bancario si manifesta nei bassissimi livelli dei depositi bancari.

Negli ultimi anni si può cominciare a parlare di ripresa economica per la maggior parte dei Paesi europei, ma non per la Grecia. Italia, Spagna e Portogallo erano insieme allo Stato ellenico le nazioni che più sentivano il peso del debito pubblico; ad oggi lo spread di questi Paesi è diminuito e resta stabile, mentre quello della Grecia continua ad aumentare.

La crisi della Grecia non è più la crisi dell’Eurozona, è solo della Grecia.

Dire che il governo ellenico non abbia apportato le misure di Austerity imposte dall’Europa è falso. La Grecia ha tagliato la spesa pubblica molto più di altri, eppure oggi sta peggio di prima: l’economia greca è crollata proprio per le misure di austerità che hanno trascinato verso il basso le entrate dello Stato. Svalutare l’euro per spingere le esportazioni e il turismo non si può. Il pessimismo è crescente.

2015 – Referendum. NAI-OXI

Oggi il destino della Grecia si sta scrivendo, insieme a quello di tutta l’Eurozona. Le conseguenze sull’Italia non sono da sottovalutare: in caso di Grexit, saremmo noi l’ultima ruota del carro.

Il motivo scatenante della situazione attuale è che la Grecia doveva pagare la rata di 1,6 miliardi al FMI entro il 30 Giugno ma non l’ha fatto. Questo si chiama “evento di default”. Il panico si è diffuso, la popolazione intera è corsa ai bancomat per prelevare, le banche sono chiuse, alcune isole hanno avuto problemi di approvvigionamento per l’impossibilità di pagamento ai fornitori.

Alexis Tsipras ha indetto un referendum, ha (democraticamente) lasciato decidere il futuro della propria nazione ai cittadini.

Il popolo ellenico è chiamato a votare “nai”, per approvare le richieste dei creditori ed accettare il piano proposto dalla Troika, “oxi”, per rifiutare.

Il primo è lo scenario più “market friendly”, in cui probabili sono le dimissioni del leader di Syriza.

Nel secondo caso, l’uscita della Grecia dall’Euro non è scontata: i greci non stanno decidendo se uscire o meno dall’Eurozona. Il piano di Tsipras verrebbe attuato, i creditori internazionali non farebbero partire un nuovo programma di aiuti, l’emergenza liquidità non persisterebbe e il debito dovrebbe essere ridotto di 53 miliardi per essere sostenibile. Di fatti, il Parlamento greco ha diffuso un rapporto del Comitato per la Verità sul Debito pubblico, il quale attesta l’illegittimità e l’insostenibilità del debito greco.