Nuove osservazioni per la biodiversità della Campania

0
4002

Quattro specie protette hanno scelto gli Astroni, il Cilento e il Matese per riprodursi. Qui non erano mai state avvistate prima.

Non sono certo specie nuove per la fauna italiana, ma per la prima volta è stata accertata la loro riproduzione in “luoghi insoliti” della Campania. Sordone, fringuello alpino, nitticora e ululone: sono loro i protagonisti delle ultime ricerche dell’Associazione no-profit ARDEA, che da cinque anni monitora la biodiversità campana.

La prima nidificazione eccezionale, in ordine cronologico, è quella della nitticora Nycticorax nycticorax all’Oasi WWF Cratere degli Astroni. Un piccolo airone, grigio bluastro con un grande occhio rosso, dalle abitudini notturne. «Questa è la prima nidificazione di nitticora osservata nella Provincia di Napoli» ha spiegato l’ornitologo del Cnr e Presidente ARDEA Rosario Balestrieri. «Grazie alle fototrappole istallate nell’Oasi per il progetto di ecologia forestale Avifauna Astroni, ad aprile abbiamo osservato più volte un individuo alimentarsi al lago grande degli Astroni. Era sempre un solo adulto, e già questo ci ha fatto insospettire: la nitticora è una specie monomorfica, quindi non c’è differenza nel piumaggio tra maschio e femmina, e a noi umani sembrano uguali. Probabilmente, quindi, mentre uno si alimentava al lago, l’altro era in cova. E infatti il 26 giugno abbiamo finalmente visto il giovane: volava un po’ indeciso, seguendo uno dei genitori ed emetteva le tipiche vocalizzazioni di richiesta di cibo che caratterizzano questa fase. Grazie a questa scoperta, salgono così a due le specie di aironi nidificanti nella piccola area umida flegrea».

La seconda sorpresa, invece, arriva dal Cilento. Domenica 3 Luglio, il naturalista Arnaldo Iudici, ha notato degli “ospiti inattesi” lungo un sentiero sul Monte Cocuzzo, nel Comune di Tortorella. Una strada percorsa molte altre volte dal naturalista, ma  «questa volta arrivato a un fontanile, mi si è accesa una scintilla: mi sono fermato e ho controllato se c’erano ospiti al suo interno» ha raccontato Iudici. «Con grande stupore, tra rane e tritoni italici, ho individuato subito alcuni esemplari di ululone appenninico Bombina pachypus». L’ululone è una specie di anfibio in pericolo di estinzione, endemica in Italia, con la pelle ruvida e le pupille a forma di cuore. Ma la sua caratteristica principale è il ventre screziato di un giallo acceso, con macchie uniche – nella forma e nella disposizione – per ogni individuo. E proprio nel periodo riproduttivo i maschi emettono un suono cupo e lamentoso, simile a un ululato, a cui devono il loro nome curioso. «Ma la cosa più particolare» ha continuato Iudici «è che alcuni ululoni si stavano accoppiando con le rane! Un comportamento forse dovuto alla scarsa presenza di femmine di ululone: erano quasi tutti maschi nel fontanile».

Pochi giorni fa, invece, è arrivata un’altra notizia ornitologica dal massiccio del Matese: sono stati osservati due nuove specie nidificanti: il sordone Prunella collaris e il fringuello alpino Montifringilla nivalis.

«Sono due “ricercati speciali”: specie di alto valore conservazionistico alle quali facciamo particolare attenzione e alle quali dedichiamo escursioni e ricerche mirate. Finora c’erano solo segnalazioni sporadiche di questi uccelli in Campania, ora invece abbiamo accertato la loro nidificazione sul Matese» ha spiegato il naturalista Giovanni Capobianco, che con Francesco Riccio e Ottavio Janni ha osservato le due specie. «La curiosità si è accesa quando il gruppo Matese nostrum con Pasquale Bompane, a fine giugno ha osservato 5 individui di fringuello alpino sul Matese. Questo è il periodo di nidificazione, così siamo andati a controllare. Abbiamo trovato due coppie: una con i piccoli ancora al nido e l’altra con qualche giovane appena involato. E poi poco dopo, inaspettatamente, abbiamo avvistato anche un giovane appena involato di sordone». Un altro colpo messo a segno per la conservazione della biodiversità campana dall’Associazione ARDEA, che oggi compie cinque anni. «È stata un’emozione fortissima osservare il continuo andirivieni dei genitori per portare bruchi, insetti e artropodi al nido, ai loro pulli che continuavano a chiedere cibo. Ora cercheremo di seguire la nidificazione fino all’involo di tutti i piccoli, sperando che le coppie possano aumentare nel tempo e stabilire qui una vera popolazione».