Pubblico e privato contro la burocrazia

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2000

Comuni e Confindustria siglano un’intesa per la semplificazione amministrativa. Il controllo dal basso sull’efficienza degli Enti locali.

In principio era l’esigenza di una rivoluzione dal basso. Una pubblica amministrazione snella ed efficiente. Poi le sabbie mobili della burocrazia, il soffocamento di investimenti, la caduta della domanda di servizi. Di fatto da un decennio si discute come semplificare le attività dell’apparto pubblico. Renzi ha capito che dal basso sarebbe arrivato poco o nulla ed ha, quindi, inserito questa riforma tra quelle qualificanti del suo governo. Il ministro Marianna Madia vi sta dedicando anima e corpo. A tappe forzate il suo disegno di legge avanza in Parlamento. Non senza opposizioni. Da sopra e da sotto giungono suggerimenti e proposte: ora migliorativi, talvolta peggiorativi. A scuotere le sabbie mobili, l’altro ieri è arrivata  a sorpresa l’intesa tra  Confindustria ed Anci. Un protocollo firmato dai due Presidenti – Piero Fassino per l’Associazione dei Comuni e Vincenzo Boccia per Confindustria – che hanno preso di petto la questione. Il tema della semplificazione amministrativa è ogni giorno sempre più strategico per la vita delle imprese, dei Comuni e del Paese.  Con queste premesse hanno lanciato un segnale forte al mondo della nostra  burocrazia. E della politica. L’amministrazione dello Stato è assimilabile ad una grande industria? Come valutiamo il suo fatturato? Quesiti importanti, già  risolti per tanti che reputano gli ingranaggi dello Stato come quelli della più grande azienda del Paese. Con un azionariato diffuso, esigente, ma poco remunerato. Se l’organizzazione dei Comuni e quella degli industriali si mettono insieme e sottoscrivono un’intesa, vuol dire che nessuno è contento dell’altro. Chi  studia gli enti locali sa che le inefficienze hanno radici profonde. Autentiche devianze sin dalla scrittura di norme e regolamenti. L’ex ministro leghista Roberto Calderoli nel 2010 si vantò di bruciare centinaia di leggi, sull’altare della sperata semplificazione amministrativa. E’ finita con la produzione legislativa italiana tra le più alte al mondo e la macchina statale periferica vicina al collasso. I Comuni stanno pagando un prezzo altissimo,  per questo l’accordo guarda alla competitività dell’Italia. Le due organizzazioni non vogliono frapporsi al disegno di legge Madia. Ma sono pur sempre due strutture con salde radici territoriali, cosa che equivale a dare forza o debolezza alle scelte che si compiranno in Parlamento. Fassino non si lascia scappare l’occasione ed annuncia  che  nelle prossime settimane organizzerà un incontro con i sindaci delle Città metropolitane e dei capoluoghi. In agenda la promozione e il coordinamento dello sviluppo economico dei territori insieme alle Associazioni confindustriali. Boccia non è da meno e spiega  che  l’accordo è un modello operativo da consegnare all’Italia. Senza troppi giri di parole ci si concentrerà sulla tempistica delle procedure e sul coinvolgimento delle associazioni territoriali. Saranno queste ultime a misurare il grado di efficienza degli apparti pubblici? Non è chiaro e non si intravedono nemmeno gli strumenti. Però ci sono Regioni dove lo sportello per segnalare casi di cattiva amministrazione pubblica ha dato buoni risultati. Confindustria può diventare quel  primo  gradino  dal basso per crescere o arretrare ancora di più. Un sorta di  controllo di gestione degli uffici pubblici  e delle  pratiche nelle mani di chi in genere rischia di suo.