Sant’Anastasia, servizi per l’infanzia mai attivati. Il vicesindaco Aprea: «Più che PAC, si tratta di “pacchi”».

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Carmen Aprea

La querelle sulla mancata attivazione del micronido (servizi integrativi per l’infanzia) all’istituto comprensivo «D’Assisi» di via Verdi dove peraltro sono stati spesi, o meglio anticipati, fondi comunali per la ristrutturazione dei locali (109mila euro circa) e per l’acquisto degli arredi (30mila euro), non si placa. La vicenda è alla base delle dimissioni dell’ex assessore alle politiche sociali Cettina Giliberti, nonché oggetto di due interrogazioni consiliari da parte del consigliere di maggioranza Alfonso Di Fraia e della consigliera di opposizione Veruska Zucconi. I soldi anticipati dal Comune sarebbero dovuti rientrare grazie al finanziamento ottenuto tramite l’Ambito Territoriale, dal Ministero, grazie ai fondi PAC (Piano di Azione e Coesione), dopo regolare rendicontazione. Al momento però sono stati spesi e basta. E il servizio non è mai stato attivato.

Il micronido mai attivato nella scuola di via Verdi e i progetti PAC relativi, un iter iniziato durante l’amministrazione Esposito: da qui nascono, come ha lei stessa spiegato in un recente intervento video pubblicato sulla pagina Facebook TeleAnastasia,le dimissioni dell’ex assessore Giliberti. Per renderlo in maniera semplice: i progetti erano stati attivati, poi prorogati più volte, fin quando si è insediata l’amministrazione Abete e la Giliberti è andata a ricoprire il ruolo di assessore alle politiche sociali. I servizi da attivare erano il micronido, appunto, nella struttura scolastica di via Verdi (allora la dirigente scolastica era la preside Teresa Tufano, oggi la “reggente” è la preside del quarto circolo, Angela De Falco, giacché il dimensionamento che accorperà di fatto i due plessi è stato sì approvato in giunta ma non ha ancora il placet della Regione) e due sezioni «Primavera» in altrettanti istituti del territorio. Cosa si intende con micronido? Di fatto, la possibilità di ospitare per tre ore al giorno e per cinque giorni a settimana, undici mesi l’anno, 15 bambini da 0 a 36 mesi. Quanto alle sezioni Primavera, le due classi sarebbero dovute essere composte da 20 alunni ciascuna (dai 24 ai 36 mesi), con accoglienza, cura, laboratori. Ebbene, al momento, nessuno di questi servizi c’è. Il progetto è articolato in due riparti, la Giliberti ci lavora, partecipa alle riunioni di coordinamento dell’Ambito, aggiorna le schede integrando gli interventi da attivare ed ottiene proroga su proroga. Il termine ultimo per la consegna dei locali ristrutturati in via Verdi, con tanto di arredi acquistati, era il 30 agosto 2016 ma l’assessore presenta le sue dimissioni a giugno. «Ho lottato, ma nel momento in cui il mio lavoro è stato sminuito, quando mi sono resa conto che non c’era la volontà di attivare questi servizi, quando addirittura si insinua che il finanziamento è perso, non ho più retto, ero isolata – sostiene l’ex assessore Giliberti – era l’unico modo per non tradire i cittadini perché qui si stanno penalizzando i bambini e le famiglie che avrebbero potuto giovare di un servizio. Si sono dette tante sciocchezze e per qualcuna sto aspettando gli atti dell’ultimo consiglio per capire se ci sono gli estremi per una querela ma, intanto, informerò il Ministero Il finanziamento c’è ancora e non capisco proprio a chi giovi non attivare i servizi dopo aver speso denaro per i locali e gli arredi».

Questa la versione della Giliberti. Nel frattempo però, prima dell’insediamento del nuovo assessore alle politiche sociali (ndr, Rossella Beneduce), ad occuparsi in prima persona della vicenda è stata il vicesindaco con delega alla Pubblica Istruzione, Carmen Aprea. Ed è a lei che abbiamo chiesto di chiarire la questione, con il punto di vista dell’amministrazione comunale. Due campane, due versioni. Che però non collimano, come previsto.

Vicesindaco Aprea, il Comune ha anticipato denaro per la ristrutturazione di due locali in Via Verdi, acquistando anche gli arredi adeguati. Parliamo di circa 140 mila euro in tutto, già usciti dalle casse dell’Ente. Perché, allora, il servizio non c’è?

«È vero, i soldi sono stati spesi. Per la ristrutturazione e per gli arredi. Qui però dobbiamo parlare della gestione del servizio perché, non avendolo attivato entro fine agosto 2016, non c’erano i fondi per la gestione. Non si è attivato il servizio, dunque non lo si è gestito. Va da sé che i soldi vengono definanziati, il Ministero può comunque rimetterli sul secondo riparto ma vanno modificate le schede, rimodulate le richieste, eventualmente per continuare una gestione mai iniziata».

Mi sembra una questione molto, troppo tecnica, proviamo a metterla così: fino al 31 agosto c’era l’intenzione di far partire il servizio all’infanzia?

«Certo che c’era. Come ho già detto in consiglio comunale, solo a giugno 2016 abbiamo appurato che tutto questo procedimento aveva un “vizio” iniziale. Per cominciare, c’era una delibera del consiglio di istituto non valida».

In che senso non valida?

«Era priva della firma del presidente della seduta che, in quell’occasione, era la ex dirigente ora in pensione. Senza considerare che, di norma, a presiedere un consiglio di istituto dovrebbe essere un genitore, non la preside. E seppure fosse possibile fare in altro modo, ripeto, non c’era la firma».

Mi sembra un piccolo ostacolo a fronte del rischio di perdere un finanziamento di oltre centomila euro. Mancando una firma, non si poteva rifare la delibera?

«Sì, certo nessuno poteva giurare sul fatto che il consiglio di istituto avrebbe nuovamente approvato. Tuttavia, per noi era importante definire la situazione, attivare il micronido e gestirlo».

Invece cos’ è accaduto?

«Abbiamo interloquito con la preside reggente, Angela De Falco, arrivando alla conclusione di far comunque i lavori di ristrutturazione, di andare avanti con la gara degli arredi. Inoltre, sia ben chiaro, c’erano tutte le intenzioni di supportare l’ex assessore Giliberti in questa situazione. Poi cominciarono a rincorrersi le voci, le indiscrezioni, sembrava che il finanziamento potesse essere perso. Io stessa chiesi all’ex assessore un riscontro, tentando di capire, chiedendo di vedere le “carte”».

Magari bastava collegarsi al sito del Ministero, come sostiene la Giliberti. O no?

«In quei giorni non era proprio così. Fui chiamata in una riunione, nel mio ruolo di vicesindaco, dal segretario generale dell’Ente e dall’ingegnere capo. Volevano sapere se il finanziamento c’era o no. Di fronte a tale richiesta fui io a chiamare l’unica persona che poteva chiarirci le cose, l’allora assessore Giliberti. Fu lei, in quell’occasione, a leggerci diciamo “in diretta”, o in anteprima, una mail appena ricevuta dal dirigente del settore affari sociali del comune capofila dell’Ambito. Una mail in cui si diceva che il finanziamento per Sant’Anastasia non c’era più. Si scatenò l’inferno».

Ma non era così, non era vero.

«No, infatti non era vero. Il finanziamento c’era perché era subentrata la proroga. In quel momento io ho solo chiesto di poter avere la documentazione dalla quale potesse evincersi l’esistenza di una proroga, punto. Fino ad allora non me ne ero occupata, perciò mi sembra ovvio che chiedessi documenti, riscontri effettivi, non chiacchiere».

Il riscontro poi però l’avete avuto.

«L’abbiamo avuto solo successivamente alle dimissioni dell’assessore. Ma attenzione, contattato l’Ambito, ci hanno confermato che la proroga esisteva per la ristrutturazione e gli arredi, non per la gestione. Dunque abbiamo chiesto la prosecuzione per il secondo riparto e ci è stato risposto che era possibile, ma solo per la ludoteca e le sezioni Primavera, non per il micronido».

E i soldi spesi per allestire il micronido?

«C’erano, ma sarebbero andati, quando il Ministero li avesse erogati, per una ludoteca e per la sezione Primavera».

A dire il vero, sulle schede si parla di “continuità”. Ossia la ludoteca come, diciamo, prosecuzione dei servizi.

«Continuità di cosa? Il servizio non era stato attivato, secondo la mia conoscenza sono due cose diverse. Faccio un esempio: nella delibera di coordinamento istituzionale dell’Ambito, la Giliberti chiese per Sant’Anastasia ludoteca e sezione Primavera. Se micronido e ludoteca sono le stesse cose va bene, ma se sono invece differenti, come mi pare evidente, il secondo riparto è stato chiesto per cose diverse. Ma ammettiamo pure che non sia come sostengo io, mi chiedo: dove avremmo dovuto attivare i servizi in questione, in quali istituti, con quali autorizzazioni?»

Veniamo al sodo, i soldi spesi per i locali in via Verdi chi li ha erogati?

«Il Comune, 109 mila euro per i lavori e 30 mila per gli arredi».

Dove sono gli arredi al momento?

«Custoditi all’interno di un altro plesso scolastico, pronti ad essere utilizzati nel caso si attivi il servizio».

E nei locali ristrutturati?

«Ad oggi non c’è nulla, sono vuoti».

Ricapitoliamo, sono stati anticipati fondi che si riavranno soltanto se si attiva il servizio. Ne avete intenzione?

«Abbiamo bisogno di avere in bilancio le somme per la gestione, l’Ambito dovrebbe fare una gara e affidare al vincitore i servizi».

La gara si farà?

«Non lo so, perché non so se ci sono i fondi».

Dunque il Comune di Sant’Anastasia avrebbe speso centomila euro a vuoto? Per non fare nulla?

«Al momento per non fare nulla».

Vicesindaco, però questa cosa la deve pur commentare in qualche modo…

«Non ha commento, questa situazione. Perché chi inizia una procedura, si deve anche assicurare che potrà arrivare alla fine».

Vorrei assicurarmi di aver ben compreso: il suo è un giro di parole per dire che i soldi per i lavori c’erano, quelli per gli arredi anche e che, invece, per la gestione i fondi in bilancio non esistono? Che la responsabilità è dell’allora assessore alle politiche sociali o, c’è solo un’alternativa, dell’assessore al bilancio ancora in carica?

«La responsabilità va ricercata nella mancanza di comunicazione. Se al responsabile del bilancio non si comunica l’occorrente per la gestione, i soldi non vengono appostati in bilancio, è semplice».

Sta dicendo che si rischia di perdere un servizio perché due persone, componenti della medesima giunta comunale, non avrebbero comunicato? Scusi, comprendo fosse competenza dell’assessore che se ne stava occupando, ma di questo argomento si sarà parlato in giunta…

«Per quel che mi riguarda, e partecipo alle giunte da vicesindaco, non ho sentito una sola parola sulla gestione».

Non capisco, nessuno di voi si è chiesto, che so, “stiamo spendendo soldi, ma poi il servizio chi lo gestisce”?

«Certo che me lo sono chiesto, e più di una volta. Ma se mi si dice, a domanda precisa, che è “tutto a posto”, io ci credo. In caso contrario sarei stata tacciata, come pure è accaduto, di non credere alle parole di un collega assessore che assicura di “stare sul pezzo”. Ad oggi ci stiamo attivando per poter rimodulare i soldi non spesi nel primo riparto per la gestione, chiedendola nuovamente per il micronido, allo scopo di non mandare in fumo tutti i soldi spesi dal Comune di Sant’Anastasia e che il Ministero dovrebbe restituire».

La vicenda ha del paradossale, credo se ne renda conto.

«È paradossale innanzitutto perché, a parere mio, i fondi PAC sono veri e propri “pacchi”, tanto per dirla con gentilezza. Il Ministero, con tanta buona volontà, tenta di aiutare i Comuni per fornire questi servizi ulteriori ai cittadini ma, di fatto, li imbriglia. Con le difficoltà di oggi e il bilancio armonizzato, per i Comuni è difficilissimo trovare somme tanto rilevanti da anticipare. Andrebbero riviste le modalità di erogazione, perché questi servizi stentano a decollare non solo qui ma in tutta Napoli e provincia. I soldi non ci sono».

Ma alla San Francesco D’Assisi, il micronido è, per così dire, «desiderato»?

«L’unico appunto della preside reggente è stato far notare che prevedere un servizio del genere in una scuola media, dove ci sono ragazzi più grandi e laboratori, è quantomeno una forzatura, giacché si poteva, per dirne una, utilizzare allo scopo la casa del custode vuota alla scuola Portali. Questo però non è un problema, se non fossero intervenuti gli intoppi di cui parliamo, il micronido sarebbe già attivo a via Verdi».

La questione è arrivata anche in consiglio comunale e in quella sede, come all’inizio di questa intervista, lei ha sostenuto che la procedura sarebbe “viziata” fin dal principio. Che intende, firme mancanti a parte?

«Intendo che ho riscontrato alcune anomalie. A questo progetto si dà il via con la delibera numero 398 del 9 dicembre 2013, in questa delibera viene richiamato un verbale del coordinamento istituzionale d’Ambito del 29 novembre 2013 con cui si approva la nascita del progetto alla scuola D’Assisi. Tutto ciò lascia presumere che il 21 novembre di quell’anno esistesse già un’autorizzazione del Consiglio di Istituto della scuola perché, non essendo così, non si sarebbe potuto né approvare né progettare alcunché. La delibera del consiglio di istituto c’è, ma con data 4 dicembre 2013. Strano, no?».

Magari è un adempimento che si poteva fare successivamente.

«Per decidere di fare qualcosa in una scuola occorre per forza un’autorizzazione preesistente. Del resto nemmeno nella delibera di giunta del 9 dicembre è richiamata, ancora più strano, quella del consiglio di istituto. Almeno lì, doveva esserci. Diciamo che sono alquanto perplessa».

Lasciando un attimo da parte le eventualità, e le ipotesi, che le sue parole sottintendono…il progetto ha il placet del Ministero.

«Ma il Ministero dà per scontato che queste autorizzazioni esistano, lì arrivano le proposte dell’Ambito già filtrate».

Tuttavia, il placet c’è. Piuttosto, c’è richiesta dei cittadini per questi servizi destinati all’infanzia?

«Domande non ne sono arrivate, credo che se attivato ci saranno famiglie interessate».

Al dunque, cercherete i soldi per la gestione?

«Assolutamente sì, non vi è dubbio».

I tempi?

«Abbiamo già inoltrato la richiesta al Ministero per poter avere rifinanziata la gestione del micronido. Quanto alla ludoteca e alle sezioni Primavera, non so dove potrebbero essere attivate…non mi risulta che dirigenti scolastici abbiano convocato consigli di istituto per darci le autorizzazioni».

Potreste sollecitarle.

«Ad eccezione di una sola preside, la Capone, che in una lettera aveva apprezzato l’idea, a quanto ne so non ci sono dirigenti scolastiche sul territorio che le vogliano, le sezioni Primavera».

Almeno una…

«Ma dirò di più: le sezioni Primavera possono essere attivate direttamente dalle scuole con il Miur, senza anticipazioni di fondi da parte del Comune. E probabilmente è quel che avverrà».

Parliamo un attimo di un’altra scuola «fantasma». Mi spiego, nella convenzione con le Ferrovie che dovrebbero erogare fondi a ristoro del quartiere Starza post passaggio della Tav, c’è la costruzione di una scuola nel rione. Ma non se ne parla.

«Non se ne parla perché i fondi RFI sono insufficienti per realizzare la scuola. Occorrerebbero oltre due milioni di euro, la RFI deve al Comune quattro tranche da 625mila euro. Ritenendo insufficiente la somma, abbiamo deciso di modificare la convenzione e destinare i soldi alla riqualificazione dell’intero quartiere. È giusto che siano spesi lì e così faremo».

Quanto, invece, alla situazione strutturale delle scuole del territorio?

«Per la prima volta, dopo tanti anni, abbiamo messo mano alle verifiche effettuate da tecnici incaricati. Le scuole che sono state chiuse per qualche giorno alcune settimane fa, presentavano anomalie che richiedevano approfondimenti. Alla Tenente Mario De Rosa, al momento, è ancora chiusa unicamente la palestra dove sono in corso lavori. Le emergenze sono state corrette, le anomalie eliminate. Intanto abbiamo tutte le intenzioni di provvedere alla manutenzione straordinaria mancata negli ultimi decenni, tant’è che io stessa, con l’Ufficio Tecnico, ho chiesto che nel bilancio siano appostati, come priorità assoluta, fondi da destinare alla sicurezza degli edifici scolastici».