Somma Vesuviana, domani silenzio elettorale e poi il voto. Dopo una campagna al veleno e un proemio da «giallo».

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Salvatore Di Sarno vs Celestino Allocca
Celestino Allocca
Salvatore Di Sarno

I due competitor, Celestino Allocca (Forza Italia, Noi Ora,Allocca per Somma, Forza Somma) e Salvatore Di Sarno (Siamo Sommesi, Udc, Psi, Verdi, Svolta Popolare, Liberamente), divisi da un vantaggio a favore del primo di circa 1500 voti, si sfideranno nel turno di ballottaggio domenica 25 giugno. Quella stessa sera, dopo lo scrutinio, la città di Somma Vesuviana avrà di nuovo un sindaco dopo qualche mese di commissariamento.

Tra veleni e accuse, reiterati quasi ogni sera da palchi o predellini improvvisati, Somma Vesuviana vive la frenesia della campagna elettorale da più di un mese. Manca il Pd che ieri ha diffuso una nota ribadendo che non darà indicazioni sul voto di ballottaggio e scagliandosi al contempo contro il candidato di centrodestra, Celestino Allocca, e contro il parlamentare di Forza Italia, Paolo Russo che aveva – dal palco della chiusura di campagna per il primo turno- ironizzato sulle «passeggiate» in prefettura del gotha Pd che avrebbe voluto far slittare il voto dopo aver rinunciato a presentare la lista. Ieri si è espresso sul voto di ballottaggio anche l’ex sindaco Pasquale Piccolo che, nonostante la buona prestazione elettorale, è arrivato in coda a Di Sarno. «Vi invito ad andare a votare e farlo in totale libertà». Non sono arrivate indicazioni di voto né note stampa, dagli altri due competitor, Salvatore Rianna (Rianna Sindaco, Summa Felix) e Ciro Sannino (M5S). Non è dunque prevedibile come si orienterà il loro elettorato ma conteranno molto, a questo punto, le diverse composizioni dei consigli comunali in caso di vittoria dell’uno o dell’altro.

Ieri è anche stata diffusa una lettera, la seconda dall’inizio del periodo elettorale a Somma, del testimone di giustizia Gennaro Ciliberto che in città non vive da tempo. L’uomo ha scritto una lettera al Prefetto di Napoli chiedendo di istruire le forze di polizia in occasione del voto di ballottaggio, paventando comportamenti illegali soprattutto nei seggi di via San Sossio. Ma la città, già ampiamente monitorata al primo turno tanto da provocare ironie sui social network, non ha risentito di problemi simili due settimane or sono.

I due competitor, intanto, preparano i comizi di chiusura (Allocca sarà questa sera alla Tenuta San Sossio, DI Sarno a Santa Maria del Pozzo) che, visti i toni già calanti ieri sera, non promettono particolari esaltazioni. Eppure, negli ultimi quindici giorni, Allocca e Di Sarno non si sono risparmiati scambi dialettici, o meglio, accuse durissime. Il primo su un presunto trasformismo dell’ex vicesindaco di Allocca Senior (da Forza Italia alle civiche e infine in una coalizione dove ci sono partiti sì moderati ma tendenzialmente di centrosinistra e domani chiuderà con esponenti di Centro Democratico, Verdi, Psi e Articolo Uno), il secondo puntando sulla inesperienza amministrativa di Allocca junior, figlio dell’ex sindaco Ferdinando del quale Di Sarno era stato vice e poi facente funzioni al momento della scomparsa.  Sono stati poi consiglieri eletti e supporter a rinfocolare le polemiche, dai palchi e sui social ma eri sera, dopo una intervista del candidato Allocca trasmessa in diretta streaming sui social e il successivo comizio in piazza di Di Sarno, i toni sono calati. La città ha voglia di lasciarsi alle spalle questi ultimi due mesi di «passione» e l’unico rischio che si dovrebbe temere, visti i presidi del primo turno ai seggi che presumibilmente si ripeteranno questa volta, è l’astensionismo che potrebbe far oscillare l’ago della bilancia su uno o sull’altro candidato.

Ciò che però davvero ha sconcertato i cittadini è – come non ricordarlo – il proemio di questa campagna elettorale: la alleanza pronta tra Pd e due liste facenti capo a Carmine Mocerino, consigliere regionale made in Somma e presidente della commissione anticamorra, il crash della compagine causato dal forfait improvviso del candidato sindaco prescelto, il medico Giuseppe Bianco, fiaccato da minacce anonime che ha in seguito denunciato dettagliatamente ai carabinieri (telefonate, lettere, pressioni su familiari, esposti anonimi relativi ad un abuso edlizio), la rinuncia del Pd a presentare la lista, il «viaggio della speranza» griffato Pd alla volta della Prefettura per tentare di far slittare il voto. Ma anche, in parallelo, la rinuncia alla competizione delle altre due liste facenti capo a Mocerino (che ha di recente, anche se in maniera ufficiosa, dato il suo sostegno al candidato Di Sarno), la lettera scritta da colui che doveva essere il capolista di Somma al Centro, l’imprenditore Luigi Mele (già vicesindaco di Allocca Senior) e consegnata al consigliere regionale che l’aveva a sua volta depositata nelle mani del Prefetto. Ed è proprio questa la vicenda più intricata sulla quale- come del resto sulle minacce a Bianco- è ancora in piedi un’indagine della Procura. Nella lettera e in interviste successive rilasciate ad un noto quotidiano napoletano, si profilava una tesi secondo la quale il maresciallo Raimondo Semprevivo, comandante della locale stazione dell’Arma, avesse fatto «pressioni» sul candidato in pectore, Mele appunto, per convincerlo a non candidarsi. Nel frattempo il maresciallo ha chiesto il trasferimento per far sì che le indagini proseguissero serenamente e il candidato Celestino Allocca, indicato nelle ricostruzioni estemporanee come colui che doveva essere il favorito dagli «inviti» del sottufficiale si è recato spontaneamente dai carabinieri di Castello di Cisterna per consegnare loro messaggi whatsapp di Mele, inviati lo stesso giorno dell’esplosione mediatica del «caso Somma», che escludevano «inviti» di sorta. Da quel momento si è creata una certa confusione mediatica, tanto da leggere – su quotidiani anche di rilievo – ricostruzioni totalmente sballate della vicenda e confusioni che accomunavano le «minacce» a Bianco al sottufficiale dell’Arma. Sulla vicenda, in cui probabilmente ci sono più vittime (Luigi Mele compreso, oltre al sottufficiale dei carabinieri e, per l’altra vicenda, il medico Bianco) che carnefici, dirà l’ultima parola la Procura. E va detto che entrambi i candidati alla carica di sindaco hanno dribblato con destrezza, evitando di sfruttare tutta questa storia che ha il sapore di un «giallo», per farne strumento di campagna elettorale. Solidarietà a parte che entrambi hanno espresso sia a Semprevivo (Di Sarno ad inizio campagna elettorale con una dichiarazione alla stampa, Allocca dal palco del primo comizio), sia a Bianco, entrambi in più occasioni, sia a Mele al quale Di Sarno ha ipotizzato di chiedere il coinvolgimento nella sua eventuale giunta quale assessore alla Legalità. Per ora, risposte non ve ne sono. C’è però una lettera anonima recapitata venerdì scorso ad alcuni quotidiani, al Prefetto Pagano, alla Procura di Nola, alla commissaria prefettizia di Somma Vesuviana, ai carabinieri di Napoli e Somma e al comando vigili della città.  La lettera, se vogliamo ritenere che almeno qualche dettaglio sia vero, è stata scritta da un professionista che dice di essere stato coinvolto nel progetto politico di quella coalizione che il dottore Bianco avrebbe dovuto guidare. E la ricostruzione dei fatti è minuziosa. Inizia cioè da aprile scorso, quando alcuni candidati della coalizione rimasta virtuale avrebbero cominciato a sganciarsi alla prospettiva di un accordo con il Pd. Una lunga missiva in cui si fa cenno a costruttori, abusi edilizi mai denunciati, pregiudicati, «schede ballerine» saltate fuori nel 2014 ed esaminate da una commissione senza che mai si sia appreso l’esito. Alla missiva sono allegate fotografie degli abusi di cui si fa cenno. Le indagini diranno il resto e Somma Vesuviana a quel punto avrà già un sindaco.