Un caffè con…Pina D’Avino

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Pina D'Avino

Imprenditrice nel campo della bellezza, la sua Beauty Farm Centro Eden di via Mercato Vecchio, a Somma Vesuviana, ospita ogni giorno donne ed uomini in cerca di relax e benessere. Chiudiamo con questa intervista il primo ciclo della rubrica che, proprio in questi giorni, compie un anno. Dodici mesi, 47 interviste ad altrettanti personaggi, un lungo viaggio. «Un caffè con…» tornerà tra qualche settimana, arricchito da novità e un inedito carnet di protagonisti.

Cinquantatré anni che non si vedono per nulla, trenta dei quali passati a studiare e a formarsi ogni giorno per regalare coccole, relax, bellezza e, perché no, sogni. Nell’intervista che segue Pina D’Avino, proprietaria del Centro Eden di Somma Vesuviana e mamma di Juan Carlos, 23 anni, ha usato spesso una frase che identifica tutto il suo percorso, di vita e professionale: «Mi prendo cura». Dei genitori con cui ha vissuto sempre fino alla loro scomparsa, dell’ex marito, del figlio, delle sue collaboratrici, delle clienti. Forse non se ne è nemmeno resa conto, nella lunga chiacchierata dalla quale nasce quest’intervista, ma «prendersi cura» di qualcosa o di qualcuno – salta agli occhi – sembra essere il leat motiv della sua vita. Gli anni però non passano invano, perciò Pina esprime anche il desiderio malcelato di sistemare tutti i tasselli affinché ogni cosa possa andar avanti senza di lei. Senza la sua cura. Per dedicarsi finalmente alla sua passione: viaggiare, contemplare spazi aperti e panorami. Intanto però, se la si cerca, non c’è timore di sbagliare: la si trova al Centro Eden, dove controlla con mano ferma, ma delicata, tutto ciò che accade nelle cabine, dove fa in modo di accontentare clienti che vorrebbero di più, dove si inventa percorsi di coppia con scenografie nuove e suggestive. È il suo mondo, è lì che accoglie chi è alla ricerca di gratificazioni, di una pelle luminosa e liscia che sfidi il tempo e le intemperie, di trattamenti che aiutino le donne a sorridere guardandosi nello specchio al mattino, delle cure alle quali ogni essere di sesso femminile non vorrebbe e non dovrebbe, laddove possibile, rinunciare.  Così anche gli uomini, la cui presenza nelle cabine estetiche è stata da tempo sdoganata. Perché, sempre se si può, concedersi un po’ di tempo per sé significa amarsi.

Pina, vivi da sempre a Somma Vesuviana?

«Da sempre, vi sono nata e vi ho trascorso la mia adolescenza. Fino ai 17 anni al Casamale, nel cuore di Somma. Poi mio padre fece costruire la casa dove vivo attualmente e dove, al piano terra, c’è il mio centro Eden, a Mercato Vecchio. Lì sono cresciuta e ho vissuto con i miei, fin quando due anni fa mi hanno lasciato entrambi, a 24 giorni di distanza l’uno dall’altra».

Cosa facevano i tuoi genitori, in che ambiente sei cresciuta?

«Papà, Giovanni, era caporeparto in un’azienda napoletana. Raggiunse livelli altissimi nella carriera, nonostante avesse solo un diploma di istituto tecnico, facendosi strada pian piano. Mia madre, Maria, è sempre stata a casa ad occuparsi di noi figli, siamo in tre: mio fratello abita ancora a Somma e vive un piano sopra di me, mia sorella vive a San Giuseppe Vesuviano. La famiglia è sempre stata molto unita e io non ho mai lasciato i miei, nemmeno da sposata. Ora ho un figlio di 22 anni, Juan Carlos, e sono divorziata. Avere i genitori accanto mi ha consentito di lavorare, era a loro che affidavo mio figlio quando era piccolo».

Sei una veterana della bellezza, un’operatrice nel campo estetico da trent’anni. Ma era questo il tuo sogno di bambina?

«Trent’anni di attività li compio proprio quest’anno ma, in realtà, la mia strada sembrava tutt’altra: dopo il liceo pedagogico a Pomigliano d’Arco mi iscrissi a Giurisprudenza, frequentai per due anni e superai cinque esami. Erano gli anni ’80, il periodo che seguì al terremoto e le aule della facoltà di Legge non erano agibili, per cui ci facevano frequentare le lezioni in vari cinema di Napoli. Tanti di noi si gustarono parecchi bei film in quel periodo, pochi portarono a termine gli studi nel gruppetto di allora. Lasciai, ma del resto la mia professione di oggi era già, senza che me ne rendessi conto, una passione. Un giorno, mentre stavo decidendo cosa fare della mia vita, se proseguire o meno gli studi, sentii alla radio la pubblicità di una scuola di estetica…da lì cominciò un percorso ancora oggi in piedi».

Hai detto che era già una passione, perché?

«Amavo i trucchi, come tutte le ragazzine. Però facevo qualcosa di più. A diciotto anni diventai rappresentante di una casa cosmetica allora molto in voga e che prevedeva proprio la vendita autonoma, il porta a porta con il passaparola. Mi spostavo in tutti i paesi vesuviani, guadagnavo anche moltissimo perché all’epoca il mercato non era così vario e di livello. Era davvero un bel lavoro, c’erano eventi, premiazioni, convegni. Avevo sempre, tuttavia, il desiderio di studiare ma poi scelsi altro. Precisamente scelsi di iscrivermi ad una scuola di estetica napoletana che allora era diretta da Beatrice Consolo. Fu la mia fortuna perché quella scuola era anche un istituto vecchio stampo, dove ho potuto apprendere metodi già all’epoca all’avanguardia».

Per esempio?

«Per esempio io non ho mai eseguito, in tutta la mia carriera, una pulizia del viso con il vaporizzatore, privilegiando invece un trattamento detossinante che ho poi nel tempo modificato e reso efficacissimo, grazie alle conoscenze dei principi attivi contenuti nei vari prodotti. Dunque bendaggi al viso ma niente vapore, che costringe forzatamente l’apertura dei pori e non è tollerato da pelli sensibili, oltre ad essere fastidioso per molti. Perciò massaggio iniziale di accoglienza, pulizia, peeling, pappetta con oli essenziali incapsulati in zuccheri e liposolvente che rimuove le impurità, cotone imbibito di lozione tonica specifica per il tipo di pelle che si sta trattando…ma la cosa singolare è che questo trattamento –bendaggio era nato per il seno, ideato da un’azienda cosmetica. Quando portai la soluzione inventata da me ad uno dei convegni aziendali mi presero per matta, ma effettivamente è spettacolare, bellissimo, dimostra che quando conosci i prodotti puoi farci quel che vuoi. Per capirlo basterebbe guardare la pelle non appena rimosso il bendaggio: luminosa, pulita, idratata, detossinata».

12825414_10207160093539258_1155503349_nQuanto dura il corso di una scuola di estetica?

«Tre anni. La mia fortuna, come dicevo, è stata poter studiare al mattino e mettere poi in pratica il tutto di pomeriggio, in istituto. Constatando che ogni viso, ogni pelle, ogni corpo, ha all’atto pratico una sua regola. L’esperienza, l’impostazione, la gavetta, mi sono state utilissime così come lavorare accanto, per esempio, a Stefano Anselmo, truccatore della Rai di Napoli. O accanto ad un’estetista veterana che si chiamava Maria Grazia e che mi insegnò tantissimo».

Quand’è che invece hai iniziato a lavorare in autonomia?

«Quasi subito, con parenti ed amici. Ma già c’erano molte persone, soprattutto della vicina Sant’Anastasia, che frequentavano l’istituto di bellezza a Napoli e avendomi conosciuta lì, ben sapendo del mio cavallo di battaglia che erano i trattamenti viso, scelsero di rivolgersi a me. In seguito ho lavorato proprio a Sant’Anastasia conquistandomi molte clienti con un “pronto soccorso”, ossia truccando una sposa conosciuta solo il giorno prima. Aveva un viso particolarissimo e difficile, con cicatrici d’acne. La sua estetista partorì la notte prima delle nozze, dunque uno dei miei amici parrucchieri si rivolse a me. Presi la borsa trucco e andai, fu molto soddisfatta e da quel giorno parecchie donne di Sant’Anastasia divennero mie clienti».

E nella tua città, Somma Vesuviana?

«Anche, fin dagli anni ’80. Un noto parrucchiere, già affermato all’epoca tanto da avere la fila fuori dal negozio fin dalle 4 del mattino, mi chiamò perché voleva affiancare alla sua attività un centro estetico e affidarlo a me.  Accettai e così nel 1987 aprii il mio primo centro: tre cabine, estetica di base e poco altro non avendo spazio e mezzi. Intanto però continuavo a formarmi, a studiare, a seguire corsi, a lavorare sulle morfologie. Conobbi capi d’azienda in un’epoca d’oro per l’estetica professionale e approfondii gli studi sulle cause degli inestetismi. Per andare avanti, per crescere, avevo bisogno però di altri tipi di attrezzature, non potevo rimanere lì in eterno. Ecco perché pensai al piano terra della mia casa, una taverna che ho trasformato in centro. Aprii nel 1995, sfidando mille intemperie e mille dubbi, tra le perplessità di chi ripeteva che non ce l’avrei fatta. Ma ho avuto ragione, non potevo rinunciare alla mia idea: quella di rinnovarmi di continuo, di non fermarmi».

Perciò da quasi vent’anni hai il tuo centro.

«Dal 17 dicembre del 1995, precisamente. Feci un open day con inizio alle 18 quando un quarto d’ora prima avevo ancora il pittore sulla scala. Lo chiamai Eden e pian piano, negli anni, si è ampliato inglobando altri locali. Duecento metri quadri. Forse nemmeno io mi aspettavo di creare l’ambiente che è poi venuto fuori. Oggi è una beauty farm con un percorso benessere, spogliatoi, docce, un’area che riserviamo su prenotazione, piscina, bagno turco, aromaterapia e cromoterapia, docce emozionali, tepidarium con un letto che ho fatto costruire in travertino sul quale effettuiamo tutti i tipi di rituali per viso e corpo, anche con percorsi a tema».12788777_10207160103859516_498456934_o

Rituali?

«Praticamente ore di coccole, le mani non sono mai staccate dal corpo con l’utilizzo di particolari metodiche. Abbiamo il rituale “fragole e champagne” o quello al cioccolato che per eccellenza stimola la produzione di endorfine ed è un ottimo nutriente per la pelle. Scegliendo un rituale ci si abbina quel che poi offriamo nella zona relax: fragole e bollicine appunto, cioccolato caldo, cioccolatini, biscotti. O vino, se si predilige il percorso di Bacco. Abbiamo poi una mini piscina dove stanno comodamente sedute quattro persone: viene riempita all’arrivo degli ospiti e subito dopo svuotata. L’ho voluta così perché, girando molti centri benessere, ho visto cose assurde. Meglio piccola, gestibile e sempre pulita e igienizzata. In ogni caso parliamo di una vasca di 700 litri».

Dunque una vera beauty farm, una Spa potremmo dire?

«Esatto, dopo le ristrutturazioni ci sono ora sei aree dedicate al dimagrimento, ai trattamenti specifici, alla cromoterapia con una doccia multi getto che si può orientare nei punti di maggiore contrattura del corpo o per trattare la ritenzione idrica. Un bombardamento d’acqua accompagnato poi da massaggi a corpo bagnato».

Il tuo privato, invece? Sei una mamma single al momento?

«Sì, sono sola. Sposata e poi divorziata già da più di vent’anni. Conobbi il mio ex marito, un musicista argentino, durante un meraviglioso viaggio in Spagna. Il mio primissimo viaggio all’estero durato quindici giorni. Ero in compagnia di un’amica più grande e di una coppia in un complesso straordinario di Marbella e una sera, l’ultima della nostra permanenza, si tenne un concerto. Lui era lì, con una compagnia di quaranta artisti».

In pratica sei tornata dalla Spagna con un latino…

«In pratica sì. Lui, Roberto, suonava strumenti a fiato e ancora oggi gli amici che erano con me mi prendono in giro, chiedendomi come facemmo a capirci se nemmeno parlavamo la stessa lingua. Lui castigliano, io solo italiano. Ecco, capivamo il senso delle frasi anche se alcune espressioni erano davvero strane. Per esempio, noi diciamo “ciao” quando incontriamo qualcuno, loro soltanto quando vanno via… Un’esperienza molto bella, in fondo, lui è sempre stato una persona gradevole ma, con il senno di poi, capisco che un artista non dovrebbe mai legarsi».

Ti sei sposata a Somma?

«Sì, mi ha raggiunto in Italia, insieme ad altri tre suoi colleghi ed amici. Trovai un appartamento per lui in via Stadera, a Napoli. Al mattino lavoravo, di sera andavo a prendere lui e gli altri e li accompagnavo a suonare in locali cittadini di latino americano. Ci siamo sposati nel 1992, due anni dopo esserci incontrati».

La tua famiglia come reagì a questa «invasione» argentina?

«Malissimo, mio padre non mi ha rivolto la parola per un anno intero. Lo comprendevo perfettamente pur non riuscendo a fargli capire che non volevo essere avventata, che mi stavo prendendo cura della situazione, di una persona che, trascinandosene dietro altre tre, era venuto a stare in Italia per me. In seguito, pian piano, lo ha conosciuto e si è arreso all’idea, del resto era una brava persona. Ma pur sempre un artista. Ed un artista resta sempre un fanciullo. E i fanciulli combinano pasticci, diciamo che lui me ne ha combinati tanti. Ma quando ho capito che tutto quel che avevo costruito rischiava di crollare per questa situazione, ho detto basta. Ci siamo separati quando nostro figlio aveva solo tre anni, ed è stato molto difficile».

Ora tuo figlio ne ha ventidue…

«Juan Carlos, sì. Sta studiando Economia e management con indirizzo internazionale».

Il nome lo hai scelto tu?

«Mio suocero si chiamava Carlos, mio padre Giovanni. Pensai di accontentare entrambi».

Vede il papà, i nonni?

«Mio suocero ora non c’è più. Ma li ho conosciuti, andammo in Argentina prima delle nozze, vennero loro qui per il matrimonio e per il battesimo di mio figlio. Con il papà ha pochi contatti, purtroppo non è mai stato molto presente nella sua vita e oggi, con la scomparsa di mio padre – l’unica figura maschile sempre presente durante la sua infanzia e l’adolescenza – so che è molto difficile. Mio figlio non ha mai avuto il piacere di andare al cinema con il papà, di fare una passeggiata con lui. In questi anni si sono visti, certo. Il mio ex marito ha avuto altre relazioni, ora vive con una donna tedesca e io ho sempre cercato di salvare il salvabile per quel che riguarda il rapporto padre – figlio».

 È stato comunque il grande amore della tua vita?

«No, è stata una situazione in cui mi sono trovata, ho subito il fascino dell’artista».

Se una donna risponde così, vuol dire che il grande amore è stato un altro…

«Sì, ho avuto un grande amore. Prima di lui. Non c’è più, è andata così».

Ora sei sola per scelta?

«Mi dedico a mio figlio e al mio lavoro e sì, sono sola per scelta. Ho a che fare con il pubblico ogni giorno e ne sento di cotte e di crude, sono cose che frenano moltissimo e di sicuro ho ferite non rimarginate».

Intanto lavori, e molto. Qual è stata la tua prima cliente, la ricordi?

«Si chiamava Giovanna. Una matta. Le facevo massaggi e non mi aveva detto che era incinta del quarto figlio perché voleva gioire delle coccole e del relax. Una cosa da non fare mai, in questi casi».

Adesso però sei completamente dedita alla gestione.

«Sì, totalmente. Non lavoro più in cabina, se non raramente, da quando ho aperto questa struttura. Catapultata nel mondo dell’imprenditoria ho dovuto formarmi anche per questo giacché nel frattempo è cambiato il modo di comunicare, l’approccio con i clienti, il marketing. Se lavorassi ancora sarebbe difficile gestire, tenere tutto sotto controllo. È un’azienda e seguo la parte commerciale, fiscale, mi occupo di formare passo passo le mie dipendenti, delle consulenze alle clienti: all’Eden nessuno si muove senza che l’altra sappia cosa sta facendo. È un team rodato, una squadra ben oliata, si discute insieme e si relaziona su trattamenti e risultati. Le collaboratrici sono tre: Annalisa, Giulia e Carmen, che pochi giorni fa mi ha annunciato di essere incinta. Negli anni ho formato decine e decine di ragazze, con molte di loro ho un bellissimo rapporto e mi hanno reso orgogliosa».

12787395_10207160097779364_2070334698_oQual è il biglietto da visita della tua azienda?

«Un biglietto che porta impresse tre parole, tre concetti imprescindibili: onestà, trasparenza, discrezione. Quest’ultima necessità mi ha portato da sempre, dopo un inizio complicato, a scegliere collaboratrici che non sono del posto. Lavoriamo sempre con coscienza e sappiamo che mettere a nudo le proprie imperfezioni dinanzi ad un’altra persona non è semplice».

C’è un caso, tra tutti, che ti ha dato più soddisfazione?

«Ci prendiamo cura di tutti i clienti del centro alla stessa maniera ma c’è stato un caso eclatante: una donna di circa 60 anni che aveva perso trenta chili in seguito ad una separazione. Ci sono voluti tre anni di un percorso meraviglioso, mentre nasceva anche un bellissimo rapporto, ma i risultati sono stati davvero straordinari, eccezionali in termini di tonicità, rassodamento. Una strada lunga, con la giusta manualità, le apparecchiature adatte, l’integrazione con proteine e una alimentazione particolare grazie ad una consulenza medica affiancata alla nostra opera. Non esistono trattamenti miracolosi ma la sinergia può fare tanto. I risultati non si promettono, si dimostrano».

Testi i trattamenti di persona?

«Faccio da cavia alle allieve, soprattutto perché devo sapere, capire bene, come lavorano. Per il resto mi occupo di intervistare le clienti».

Di Somma Vesuviana ce ne sono tante?

«Arrivano soprattutto dai paesi limitrofi, Somma Vesuviana è così. La gente del luogo spende poco in città, va altrove. Non so, magari non vogliono farsi vedere».

Cosa chiedi ad una cliente che arriva da te per la prima volta?

«L’anamnesi, in pratica: abitudini alimentari, stile di vita, domande specifiche sullo stato di salute per escludere alcuni tipi di patologie e intolleranze, se hanno fatto altri trattamenti e con quali risultati, se utilizzano prodotti, quali, e se sono costanti. Occorre tutto ciò per poter fare un programma, faccio un esempio: tutte le donne hanno la cellulite ma non tutte ce l’hanno per lo stesso motivo. Per raggiungere gli obiettivi fissati si deve agire sulle cause, i nostri trattamenti sono personalizzati. All’Eden non facciamo pacchetti, solo percorsi. Abbiamo bisogno di conoscere l’anamnesi di una persona anche solo per curarle le sopracciglia o strapparle i baffetti perché può darsi abbia una pelle sensibile, intollerante ad un certo tipo di cera: da noi ne usiamo sei, diversi a seconda del tipo di pelle o di pelo».

Hai detto di non fare pacchetti, promozioni. Come mai?

«Le abbiamo fatte, un errore comprensibile in un momento di crisi. Ma è una strada che non porta lontano, è uno sbaglio madornale che abbassa il livello di professionalità: cerchiamo il giusto equilibrio tra costi e servizi offerti migliorando sempre questi ultimi e rispettando l’etica professionale. Per quel che mi riguarda non parlo mai male di nessuna azienda e di nessun collega, ciascuno fa quello in cui crede. Purtroppo spesso, a causa di qualcuno, ne paga le spese l’intera categoria».

12787405_10207160097139348_506599317_oCosa chiedono più spesso le clienti del centro?

«Il nostro target è, in buona misura, dai 30 anni in su. Perciò molti anti – age, innanzitutto. Acido glicolico, ossigenazione, nuove metodiche, manualità specifica. E per il corpo, dimagrimento e tonificazione con apparecchiature all’avanguardia, calchi particolari, massaggi per ogni tipo di inestetismo, dal linfodrenaggio al drenante eseguito con i cucchiaini di legno».

E gli uomini?

«I ragazzi vengono per le cerette, gli uomini usufruiscono più della Spa».

La richiesta più strana che ti sia stata fatta?

«Quella che puoi immaginare».

Cioè?

«Un uomo ha chiesto se era previsto il massaggio totale, gli ho risposto di rivolgersi altrove. Ma è accaduto una sola volta e l’operatrice era sconvolta, le ragazze all’Eden sono sempre compostissime nelle loro divise ma questo è sintomatico di ciò che accade in altri posti e del fatto che poi ci vada di mezzo l’intera categoria. Facendo colloqui con alcune ragazze ho scoperto realtà assurde, sconvolgenti, persino di situazioni in cui le operatrici dovevano lavorare bendate. Quanto alle donne, non riceviamo richieste particolari, se non la ormai diffusissima depilazione totale».

All’Eden c’è un’area Spa che si può prenotare per percorsi di coppia, sorprese…cosa ti chiedono di solito?

«Spesso mi danno un tema e io lo sviluppo, magari sconvolgendo completamente la scenografia. Abbiamo realizzato un percorso Paradise, il “giardino dell’Eden”, la “Storia d’Amore”, allestendo cene con service esterno, collaboriamo con il Cenacolo».

12788773_10207160090659186_1164387687_oPosso chiederti quanto costa una cosa del genere?

«I percorsi base normali vanno dai 60 euro a persona, 50 se si tratta di una coppia o anche meno se magari si parla di un gruppo di amiche: addio al nubilato, aperitivi, il percorso è molto gettonato per gli eventi. L’utilizzo di tutta l’area Spa ha questi prezzi, con massaggio il costo sale a 100 euro o di più se si aggiungono trattamenti. Una mezza giornata con una miriade di coccole e relax può costare più o meno 250 euro».

 Somma Vesuviana la vivi come città?

«Pochissimo, sono sempre al centro. Partecipo magari ad iniziative nel sociale o faccio viaggi di lavoro, per formazione. Negli ultimi anni, in realtà, faccio davvero poco per me stessa».

Avrai del tempo libero ogni tanto, cosa fai?

«Leggo, studio marketing e comunicazione o pubblicazioni inerenti la mia professione. O guardo film divertenti, classici, di recente è stato bello rivedere “Pane, Amore e Fantasia”. Mi piace molto guidare e non ho problemi a viaggiare da sola, quel che vorrei davvero fare è respirare in spazi aperti, andare in Austria o a Parigi che è rimasta un sogno. Da quattro anni ormai non faccio una vacanza».

La crisi economica è una realtà che tocca tutti, oggi. Eppure per le donne i trattamenti estetici sono importanti. Da imprenditrice come reagisci?

«Ho ragionato molto su questo: i trattamenti estetici sono un bene di lusso, chi bussa alla porta del centro e non chiama, per esempio, un’estetista a casa, sa che i servizi hanno dei costi. Accetto lamentele solo se quel servizio non viene erogato al meglio o se, capita di rado, non rispetto l’orario di un appuntamento e in quel caso rimedio con un bonus. Se chi invece viene da noi non spende, vuol dire che non abbiamo saputo comunicare, spiegare cosa possiamo dare e che prodotti abbiamo. Io ci metto anima e cuore, tutte qui facciamo bene il nostro lavoro e anche una semplice manicure da noi è un trattamento, un’esperienza. Non potrà mai avere lo stesso costo, né gli stessi benefici, di uno fatto a casa».

Ti capita di incontrare donne in giro e di pensare: “Lei avrebbe bisogno di…”?

«Poco, ho molto rispetto per tutti, non giudico né commento mai».

Parliamo di make-up. Cosa ti chiedono?

«Realizziamo make-up per spose, per cerimonie o eventi. Ma insegniamo anche alle giovanissime – e non solo – a truccarsi da sole».

C’è una donna che ti piacerebbe truccare?

«Ai tempi d’oro, Sophia Loren. Oggi anche Maria Grazia Cucinotta, rispetterei il suo incarnato mediterraneo usando i colori della terra».

12809841_10207160090939193_59025189_oSu di te, invece?

«Trucco a parte, io sperimento su me stessa cose che non mi consentirei mai su altre persone, men che meno sulle clienti: non ho rughe profonde ma ci sono prodotti nati per il trattamento delle smagliature o degli acidi che sul viso sono fantastici».

Cosa si può trovare al Centro Eden che altrove non c’è?

«Non parlo degli altri, io so che noi offriamo accoglienza e professionalità, pulizia e molto altro. Tengo molto alle maniere delle collaboratrici, al modo di fare. Si può essere manualmente bravissime ma se non sai presentarti con il giusto atteggiamento al primo contatto è inutile. Nei primi secondi in cui accogli qualcuno alla porta ti giochi tutto, è fondamentale».

Clienti scortesi ne hai avute?

«È difficile che mandi via qualcuno dal centro ma l’estate scorsa è accaduto: era una cliente per la quale avevo studiato un programma, dalle cose che mi contestava capii che lo aveva fatto vedere ad altri e sindacava sui costi. Dissi che la mia esperienza e il mio lavoro non erano in discussione e le consigliai con gentilezza di rivolgersi altrove».

Hai un obiettivo da raggiungere, personale o professionale che sia?

«Lavorare per rendere autonoma l’azienda, far sì che funzioni benissimo anche in mia assenza. È una mia creatura, io sola so quanto mi sia costata in tutti i sensi, ma vorrei viaggiare, visitare alcuni paesi che ho in mente, andare al mare, vivere gli spazi aperti».

Da sola?

«Anche, ci sono abituata. Mi piacerebbe avere un compagno ma il fatto è che non ci credo più. Occasioni me ne sono capitate, anche se non me ne sono mai date. Ma non ci credo, è più forte di me».

Innanzitutto, nell’eventualità, che tipo di uomo ti piacerebbe?

«Innanzitutto mi piacerebbe che sia un uomo».

Già è complicato…

«Esattamente. Quando vivi da sola per tanto tempo diventi autonoma, pur con molte insicurezze. Magari domani perderò la testa per qualcuno, chissà. Siamo tutte brave a parlare finché non accade…ma sarà difficile. Un uomo, che sappia come valorizzare una donna. Bruno, più maturo. Mi sarebbe piaciuto così, poi ho finito per sposarne uno più giovane di quattro anni. Le contraddizioni della vita».

Sostieni iniziative sociali come la vendita delle gardenie dell’AISM, simbolo della lotta alla sclerosi multipla, hai ricevuto un premio all’imprenditoria dal Circolo Diaz di Ottaviano in occasione del suo centenario, lavori molte ore al giorno ma…la politica ti interessa?

«No, non mi piace e non la seguo più di tanto. Penso però che, a tutti i livelli, per qualcosa di utile si dovrebbero mettere da parte i colori politici, un’utopia ovviamente: ecco perché poi si finisce per sporcare tutto, per dare spazio alle raccomandazioni, alla corruzione. Alle cose che sono accadute e continuano ad accadere. Giocano sulla pelle della gente e un contributo a tutto ciò lo diamo pure noi che assistiamo senza far nulla. Anche il mio disinteresse, in fondo, è una colpa».

Dopo trent’anni di professione, se dovessi dare un consiglio ad una giovanissima che si avvia a seguire le tue orme?

«Formazione, formazione, formazione. Spesso a una ragazzina che non vuole studiare si consiglia “Fatti il corso da estetista”. Nulla di più sbagliato: chi lavora in questo settore deve essere una persona culturalmente preparata, avere conoscenze, confrontarsi con un pubblico che al giorno d’oggi sa magari più di lei. Avere competenze è necessario quanto scontato, ma bisogna anche sapersi adeguare alla conversazione, sapere quale tono di voce utilizzare, saper creare feeling, conoscere ed applicare l’etica professionale. Una scuola di base non può e non deve essere sufficiente».

L’abusivismo nel tuo settore è dilagante, molte lavorano in nero senza alcun costo se non quello dei prodotti spesso scadenti. Non c’è un sindacato che vi tuteli?

«La Confestetica ci sta lavorando da anni, ma alla fine sembra che chi di dovere non voglia muoversi. Multano gli immigrati che vendono dvd contraffatti e risparmiano chi può fare seri danni alle persone, tra l’altro lavorando abusivamente. Un paradosso di questa Italia. Prima o poi ci si renderà conto che prendersi cura di sé vuol dire amarsi e allora ci si rivolgerà a chi ha competenze e mezzi adeguati. Le persone che vanno in un centro benessere vogliono vivere un’emozione, stare bene: l’inestetismo è solo un pretesto».

Hai altre passioni oltre al lavoro e ai viaggi?

«Le fotografie, mi piacciono molto i panorami. Non sono foto artistiche ma ricordi, sul cellulare ne avrò quattro o cinquemila. In più, adoro le bambole. La mia camera da letto ne è piena».

L’arte?

«Come potrebbe non piacermi? Di recente ho visitato Bologna e sono rimasta incantata dallo spettacolare porticato, trenta chilometri o giù di lì, così come la Sagrada Familia in Spagna. Poi torno a Somma Vesuviana e guardo cosa hanno combinato al Castello d’Alagno, un vero e proprio reato per chi ricorda com’era pur fatiscente. Ma quel colore della facciata è inguardabile, così pure per Santa Maria del Pozzo. La chiesa di San Domenico invece sta venendo benissimo, è meravigliosa, anche con un effetto di luci che di sera è straordinario».

Finiamo con un proverbio che ti rappresenti o, se preferisci, con un motto che possa trasmettere l’essenza della tua azienda?

«Preferisco il secondo, il motto c’è e lo ripeto spesso: “O ti distingui o ti estingui”».

UN CAFFE’ CON

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